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ARTICOLO INERENTE LE OPERE DI ROBERTA SERENARI

intervista Serenari Lix Tetrax

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Titolo: INTERVISTA A ROBERTA SERENARI
Autore: Didi Ferri
Apparso su: LIX TETRAX
del 7 Aprile 2012

                          
1.      Ciao Roberta, parlaci un po’ di te e di come hai scoperto il tuo talento…
 
Io penso che il talento sia quella inclinazione alla creatività che caratterizza tutti noi quando nella prima infanzia non siamo stati ancora contaminati dalla logica ristrutturazione mentale che ci viene insegnata. Questa inclinazione può mantenersi anche in personalità adulte che hanno il bisogno di sviluppare connessioni tra pensieri e cose senza rigidità mentali , quindi “creative”
Sono stata una bambina un po’ solitaria ed introversa, che guardava il mondo esprimendosi con felicità irrazionale attraverso le immagini, giocando con matite e colori.
Forse in questo sono rimasta un po’ bambina, essendo io autodidatta, procedo nel mio lavoro tenendomi in equilibrio tra un istinto impulsivo, una pacata riflessione e la voglia di esplorare pulsioni emotive da dominare o da cui essere dominata, da tradurre poi nelle immagini dei miei dipinti.
 
2.      I tuoi dipinti sono ambientati in uno spazio e un tempo totalmente immaginari eppure assolutamente concreti...Quale è il tuo processo creativo? Come sei arrivata all’elaborazione di una sorta di “realismo magico”, dove l’ iperrealismo delle tue protagoniste si mescola all’opzione surrealista delle ambientazioni dei tuoi dipinti?
 
La mia pittura è stata sempre iconica. Ho bisogno di dipingere il reale, ma non riesco a fermarmi alla sua semplice rappresentazione, ho la necessità di dar voce a quella “realtà magica” fuori dal tempo e dallo spazio che appartiene alle mie visioni inafferrabili.
Amo dipingere la figura e immergerla in una “messa in scena” che si forma nella mia mente per creare l’atmosfera di astrazione di cui sento il bisogno.
Solo così la mia visione del reale, scavalcando confini limitati, può trovare la strada per conciliare ragione e fantasia, realtà e mistero.
 
3.      Le protagoniste indiscusse dei tuoi dipinti sono bambine che,circondate da un’atmosfera onirica o forse meglio…di sogno lucido, si impadroniscono dell’attenzione dello spettatore con i loro sguardi disincantati ed i sorrisi austeri. Quale è la tua personalissima quanto simbolica concezione del mondo dell’infanzia?
 
L’atto creativo è nel profondo un atto d’amore e ogni pittore, come Narciso, dipinge sempre il proprio ritratto anche quando rappresenta un’altra cosa.
Le protagoniste dei miei dipinti sono in gran parte bambine, ma non vuol essere una celebrazione dell’infanzia.
Il soggetto vero del mio lavoro sono le mie emozioni o quelle intenzioni involontarie che sembrano innocue confessioni e quelle bambine ne sono la metafora.
E’ per me come gettare lo sguardo sulla mia stessa immagine riflessa nello specchio della verità creativa, col piacere di perlustrare l’inconscio, conservando l’utopia di cercare ancora intatta quella infantile misteriosa bellezza lontana.
 
4.      Nei tuoi dipinti sono ricorrenti pavimenti a scacchiera o scenari surreali dove gli oggetti sono in equilibrio precario e ricchi di spunti simbolici come i manichini di dechirichiana memoria, il ricorrente uovo, le tazze, le maschere ed i giocattoli. Perché hai adottato l’uso di questa simbologia? ..e quale messaggio vuoi trasmettere?
 
Il simbolismo è antico, è nato insieme alla pittura nelle caverne rupestri.
E’ un elemento di comunicazione, è quasi come  usare parole stando in silenzio.
Ma non sempre serve alla pittura per chiarire concetti, al contrario a volte pone lo spettatore di fronte a rebus non risolvibili se non con interpretazioni soggettive.
Io amo molto ascoltare chi guarda una mia opera mentre ne compone un intimo e personale affresco psicologico che spesso devia dall’intenzione dell’autore, ma serve a creare nuovo fascino che illumina luoghi inediti, suggerendo altre verità.
Con gli elementi della mia simbologia, non voglio dare messaggi, cerco solo di comporre la mia personale commedia del teatro degli effetti, volendo “evocare” più che presentare o rappresentare, suggerire qualche verità e insieme lasciare lo spazio per dubitarne.
La scelta del simbolo è dettata spesso dalla storia personale dell’artista, dal suo vissuto, ma anche dal contributo di quella antologia culturale che viene assorbita dal passato della storia dell’arte, anche in modo inconsapevole, e che si veste come un abito nato con noi.
 
5.      Particolare è anche la scelta dei colori di cui fai uso, ma immancabile è Il colore rosso, quasi sempre presente. Il rosso come metafora del desiderio in tutte le sue forme, di tutte le forme di vitalità e di forza, dalla capacità sessuale al desiderio di cambiamenti rivoluzionari, ma che nello stesso tempo trasmette la sensazione di un pericolo incombente. Puoi spiegarmi il significato di questa scelta cromatica? e se effettivamente esiste questo contrasto o la voglia di trasmettere un messaggio subliminale?
 
Il colore ha un suono.
Ogni pittore ha dentro di sé una musica, un’armonia da esprimere attraverso il colore.
Del significato psicologico dei colori si sa ormai tutto…
Un pittore sa anche che il colore caldo si muove sulla superficie verso lo spettatore e quello freddo al contrario se ne allontana.
Io amo una gamma di colori freddi che sono in assonanza con la mia musica interiore, ma poiché una buona composizione musicale non deve essere monocorde, uso spesso note di rosso intenso e dilagante che agisce nell’interiorità in modo vitale e caldo.
In questo modo compongo la mia musica ubbidendo alla necessità di segnare o sottolineare un’emozione o una voce che vuole emergere.
In fondo la musica dei colori non è altro che un gioco di equilibri che serve a conciliare forze ed elementi simili e contrastanti e che è destinata a vedersi con gli occhi ma a sentirsi con l’anima.
 
6.      Gli uomini adulti di sesso maschile non sono mai presenti nelle tue opere, ma la loro presenza è palpabile, grazie alle immagini di cravatte e cappelli sparsi negli scenari da te rappresentati. Puoi parlarmi della relazione tra le tue protagoniste e la figura maschile?
 
I miei dipinti hanno la pretesa di apparire come un teatro dietro il cui sipario la realtà sa come nascondersi.
In questo palcoscenico il faro di luce investe la protagonista femminile, ma nel contorno sfumato delle ombre la presenza maschile viene evocata come complemento di dialogo. E’ il pretesto d’indagine di quel “Paese delle Meraviglie”
della fanciullezza che attrae e spaventa. E’ un silenzioso colloquio, un confronto tra il mondo femminile e quello maschile, tra il mondo adulto e quello dell’innocenza,  fatto di giochi di parole, libere associazioni, piccole confessioni.
La commedia messa in scena ha bisogno di esplorare l’inconscio in tutti i suoi aspetti e, poiché io amo la purezza e l’ambiguità, gioco con il contrasto sussurrato di una presenza maschile che è anche assenza, ma che è realtà dietro l’apparire delle cose.
 
7.      Personalmente lo sguardo dei personaggi dei tuoi dipinti mi suscita inquietudine e mi fa pensare che le tue bambine nascondano in silenzio emozioni e turbamenti che le ha fatte crescere in fretta e sembrare delle donne già adulte, mentre le donne che rappresenti hanno sempre una reminiscenza di quell’infanzia simboleggiata dalle bambole che tengono in mano. Quanto c’è della tua infanzia nei tuoi dipinti e quanto di quelle bambine c’è nella donna adulta che sei oggi?
 
Mi è stato detto spesso che le mie bambine destano inquietudine.
Guardando un’immagine si è come davanti a uno specchio che è l’enigma che sollecita curiosità ed incanto. Qui lo spettatore è coinvolto e trascinato in un gioco di complicità che è osservare ed osservarsi. Capisco quindi che uno sguardo altero o algido in un viso di bimba possa creare disagio. Ma poiché io cerco il segreto e l’angelico nella bellezza della fanciullezza, dipingo il potere dell’innocenza che ci guarda.
E’ davanti a questo potere che noi adulti ci sentiamo smarriti, poiché siamo ormai lontani da quella dannazione di bellezza che possiamo solo augurarci di ritrovare almeno qualche volta nelle nostre vite.
A volte gioco a nascondino anche con me stessa.
Dipingo e solo dopo aver terminato un’opera riesco a leggerne interamente l’intimo significato e sempre l’identificazione è assoluta.
Io sono dentro a quelle immagini di bambine, quelle bambine sono ancora dentro di me.
 
8.      Quali sono le tue passioni e ossessioni ricorrenti nelle tue opere? ….e quali sono i coni d’ombra del tuo io?
 
La pittura ha la vocazione di condurre ad una riflessione intima, a far spostare lo sguardo dal reale al linguaggio silenzioso dove ogni artista si riconosce.
Spesso questo percorso lo porta a qualcosa che a prima vista gli è ignoto e che gli si consegna come un prodigio.
Il tema della mia pittura è il sorprendente mistero del “passaggio”, è il tempo fugace, è il senso dell’attesa e il temuto cambiamento.
Nell’immobilità delle mie figure, cerco di eternare quel momento, fermarlo per capire, fermarlo per non morire.
 
9.      Puoi parlarmi in modo più approfondito del tuo splendido dipinto “La Domatrice”?
 
Questo dipinto riassume nella sua struttura l’archetipo della centralità della figura femminile in divenire.
Il cerchio magico su cui poggia i piedi la ragazzina è il limite inviolabile che la protegge dal mondo adulto che verrà.
La Domatrice è padrona del proprio spazio di giochi e di misteri e vi regna con sicura e inconsapevole protervia.
E’ la sua stessa innocenza a fortificarla e il suo sguardo altero la rende regina e padrona di quel  momento magico in cui tutto è ancora possibile, in cui tutto deve ancora accadere.
Sullo sfondo già sono tracciate le linee di percorso che la porteranno altrove nel tempo e nello spazio, nelle stanze del tempo adulto che verrà,  ma ancora un paravento la divide e la protegge incorniciandola nell’immagine ideale di un’infanzia determinata a farsi ricordare.
 
 
10. Ci puoi dare un’anteprima del l’opera a cui stai lavorando?
 
Sto lavorando ad una serie di “dormienti”
 
 
11. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
 
…dipingere…dipingere…
 
 
Grazie Roberta per il tempo che mi hai dedicato e grazie per le emozioni che ci regali attraverso le tue opere d’arte.

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